Popoli e religioni

Breaking Bread – Terni Film Festival 2023

Oltre 10mila presenze, di cui la metà dal vivo – con una media di 700 spettatori al giorno – e la metà online, con 5000 persone che hanno seguito gli incontri su facebook e su youtube da ogni angolo del mondo e 1580 studenti coinvolti delle scuole superiori e delle università.

Due anteprime, quattro trasferte (a Villalago, Narni, Roma e Vaticano), 2 spettacoli teatrali, 2 mostre, un workshop sugli effetti speciali organizzato con Umbria Film Commission, 4 giurie, 60 ospiti, 3000 opere iscritte, 67 selezionate e proiettate provenienti da 27 paesi diversi, di cui più della metà in anteprima nazionale, una coproduzione presentata in anteprima assoluta, cinque focus su violenza di genere, Iraq, Palestina, Presepe di Greccio e immigrazioni, gemellaggi con ben sei festival (da Tertio Millennio a Roma a Zamosc in Polonia, da Afragola a Erevan in Armenia, dalla Rete dei festival dell’Umbria a La Salette in Francia) e ospiti come e Matteo Garrone, Agnieszka Holland, Abel Ferrara, Carlotta Natoli, Kasia Smutniak, Riccardo Rossi e Massimo Wertmuller.

Sono questi i numeri della XIX edizione del Terni Film Festival. Un’edizione clamorosa – la seconda diretta da Moni Ovadia – che segna un significativo balzo in avanti nella storia del festival, che – compiuti diciotto anni – può dire di aver raggiunto davvero la maturità.

“Oltre alla stampa locale, che ci ha seguito con una costanza che ci onora – commenta Casali – abbiamo avuto un’eco forte anche sulla stampa nazionale e quella internazionale, ma anche sui social media di alcuni degli ospiti, come Natoli e Smutniak che ci hanno dato molta risonanza. Addirittura Kasia, cambiando taglio di capelli alla vigilia del suo arrivo a Terni, ha portato il festival persino sui giornali che si occupano di moda!”.

Il pubblico medio, come si diceva, è addirittura raddoppiato rispetto alla precedente edizione: “L’ultima volta che avevamo registrato il tutto esaurito costringendoci a mandare via degli spettatori – commenta Casali – era stato nel 2007 con Franco Battiato: quest’anno è successo per ben quattro volte: con gli spettacoli di Luisa Borini e Riccardo Leonelli, con il film di Kasia Smutniak e con l’anteprima di La stella di Greccio, quando oltre 60 persone hanno dovuto rinunciare vedere il film. Ma al di là dei grandi eventi, se fino a pochi anni fa il pubblico ‘minimo’ per le proiezioni di nicchia era di quindici persone, quest’anno sono diventate cinquanta”.

La buona notizia, sottolinea il direttore generale della kermesse, è che la ragione dell’aumentata affluenza sta probabilmente anche nella maggiore frequentazione delle sale cinematografiche: “Dopo il Covid il cinema sembrava destinato a morire, invece si registra un significativo ritorno in sala del pubblico, come testimoniano anche tanti casi cinematografici recenti”.

Ma a pagare è stata anche la scelta – effettuata per rispetto dell’ambiente – di trasferire la comunicazione in gran parte online: “Abbiamo stampato la metà programmi, non ne è avanzato nemmeno uno, e abbiamo comunicato soprattutto attraverso internet”.

“Il grande vanto – continua Casali – è quello di aver raggiunto ormai una dimensione internazionale senza perdere il rapporto con il territorio”.

Per la prima volta, infatti, quest’anno tutti i premi principali sono andati a film non europei (Messico, Palestina, Israele, Cina), ma il cinema europeo continua a farla da padrone con 42 opere provenienti da 10 paesi. L’Italia è in testa, con 29 opere, seguita da Polonia (4), Francia (2), Ucraina (2), Ungheria, Spagna, Danimarca, Portogallo, Olanda e Bulgaria (con un film a testa).

L’Asia è stata rappresentata da 14 opere provenienti da 10 paesi: Iraq (3), Israele e India (2), Cina, Iran, Filippine, Turchia, Palestina, Giordania e Georgia (1).

Il continente americano, infine, è stato presente con 8 film provenienti da 7 paesi: Stati Uniti (con due film), Messico, Cile, Argentina, Brasile, Uruguay e Colombia.

Molto rappresentato, però, anche il cinema umbro, con le opere di Folco Napolini, Matteo Ceccarelli e il film New Life, il premio Ubaldi Moschin alla sceneggiatrice ternana Barbara Petronio, il workshop su Carlo Rambaldi organizzato da Umbria Film Commission e il premio per la miglior produzione al regista ternano Andrea Sbarretti, mentre il corto tutto ternano Run ha ricevuto ben tre Angeli, per il miglior attore protagonista (Riccardo Leonelli), migliore attrice protagonista (Mariavittoria Cozzella) e miglior colonna sonora (Marialuna Cipolla).

“Il festival era, è e sarà un pilastro della cultura a Terni, anche perché dà la possibilità alla cittadinanza di riflettere su temi importanti e di stretta attualità, mettendo a confronto diverse visioni” commenta Martina Tessicini, presidente dell’associazione San Martino, che dal 2018 è partner del festival e che per il secondo anno lo ha inaugurato con un focus sulla violenza di genere e il premio Panchina Rossa.

Un tasto dolente sono stati invece i malumori seguiti alla premiazione della regista israeliana Iris Zaki e del regista di Gaza Mohammed Almughanni, che hanno entrambi vinto il festival nelle rispettive categorie (documentario e cortometraggio) ed – ex aequo – l’Angelo per la migliore sceneggiatura.

“Noi siamo molto felici che abbiamo entrambi accettato il nostro invito e abbiano condiviso per una settimana lo stesso albergo, lo stesso ristorante, lo stesso palco” commenta Casali. “Un palco dal quale sono arrivate solo parole di pace. Non siamo però riusciti a farli salire insieme e a fargli stringere la mano, perché Mohammed (che diventa quest’anno – peraltro – l’artista più premiato al Terni Film Festival) si è rifiutato di dialogare con Iris, che pure è una pacifista ed è molto solidale con la causa palestinese”.

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