La metamorfosi del Terni Film Festival

Bilancio della tredicesima edizione

6800 spettatori accorsi al cinema, 8630 spettatori online che hanno seguito il festival in diretta facebook, oltre 110 segnalazioni su mezzi di comunicazione locali, nazionali e internazionali, 75 ospiti, 85 opere cinematografiche proiettate, 13 giornate complessive (11 giorni di festival dal 10 al 20 novembre più due anteprime il 5 e il 7 ottobre), una proiezione in carcere, 7 proiezioni per gli studenti delle scuole superiori, 5 per le scuole elementari e medie e una per l’università, 2 mostre, un incontro di tutti i rappresentanti delle religioni, 30 volontari coinvolti nello staff organizzativo, 6 stagiste, 2 produzioni originali del festival, 5 location, una presentazione letteraria, un concorso di poesia, 2 anteprime nazionali, 4 anteprime assolute, 3 conferenze, 14 sigle realizzate dagli studenti del liceo artistico, 3 esibizioni di danza,  2 spettacoli, 4 concerti, 3 giurie internazionali, 5 festival partner, tre registi stranieri accreditati per realizzare reportage sul festival, 8 film in concorso, 14 documentari, 30 cortometraggi, 23 premi assegnati, un’apericena, un pranzo tematico e una cena etnica per circa 80mila euro di spesa complessiva.

Sono questi i numeri della tredicesima edizione di Popoli e Religioni – Terni Film Festival: un’edizione storica, che segna un enorme salto di qualità per la kermesse organizzata dall’Istituto di studi teologici e storico sociali, e impone una seria riflessione sul suo futuro.

Quando è nato, nel 2005, il festival Popoli e Religioni era una delle molte manifestazioni culturali offerte alla cittadinanza ternana: nel corso degli anni è cresciuto progressivamente fino a diventare Il festival del cinema della città e –insieme a Religion Today di Trento e il Tertio Millennio di Roma – uno dei tre più importanti festival spirituali italiani.

All’indomani della tredicesima edizione e dell’ingresso nella Tavola mondiale dei festival religiosi, Popoli e Religioni può dire di essere diventato il più importante evento culturale della città di Terni e un festival cinematografico di rilievo nazionale e internazionale, che potrebbe ora trasformarsi in una delle manifestazioni di maggiore prestigio e richiamo turistico dell’Umbria. Se solo venisse preso sul serio dalle istituzioni pubbliche.

La kermesse ternana è infatti diventata ormai un luogo di incontro per gli addetti ai lavori, un appuntamento importante non solo per il pubblico ma anche per attori, registi e produttori.

Se i traguardi raggiunti fino ad oggi si devono alla passione e all’impegno dei volontari dell’Istess, per fare il definitivo salto di qualità è infatti indispensabile una presa di posizione – e di coscienza – delle istituzioni pubbliche, che a tutt’oggi poco o niente hanno fatto per promuovere e sostenere questa iniziativa, preferendo investire altrove (e con dubbio esito) le risorse più significative. Di fatto, ad oggi, l’unico sostegno importante alla manifestazione è quello della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni mentre più modesti contributi – quantunque fondamentali per la sopravvivenza della manifestazione – sono arrivati dalla Regione Umbria e dalla Conferenza Episcopale Umbra.

Di fatto ad oggi quello del Terni Film Festival appare un carro su cui tutti vogliono salire ma al quale pochi vogliono dare una spinta.

Il festival, che ha visto trionfare il film inglese Metamorfosi diretto da Chris Swanton e il corto Siamo la fine del mondo del giovanissimo Guglielmo Poggi (tratto da una storia vera, il suicidio in diretta facebook di una giovane coppia di fidanzati) ha registrato – tra le novità più significative – la collaborazione con l’agenzia internazionale per la comunicazione cattolica Signis (la cui giuria ha premiato il film sul Kosovo Enklave di Goran Radonanovic), la presentazione del progetto cinematografico delle Nazioni Unite per i rifugiati politici e la trasmissione in diretta facebook di tutti gli eventi che ha di fatto raddoppiato il pubblico.

Particolarmente apprezzato dagli spettatori il tema scelto quest’anno: quello delle Metamorfosi: metamorfosi individuali, sociali, ambientali, economiche e politiche, a partire dai gradi classici: Franz Kafka e Ovidio (con lo spettacolo di David Riondino e Gabriella Compagnone per voce, musica e sabbia); ma è stata affrontata anche la metamorfosi sociale, con il ruolo della donna raccontato con ironia dalla cabarettista Annalisa “Moglie Modello” Aglioti, membro della giuria internazionale; la metamorfosi del pianeta Terra, con la conseguenza più spaventosa e imprevedibile: il terremoto (un film, un corto in concorso e un omaggio a Norcia). Non sono mancate le metamorfosi politiche in atto in Europa, a cominciare dal caso Catalogna, da cui è arrivata Miriam Diez Bosch dell’Osservatorio Blanquerna di Comunicazione, Religione e Cultura di Barcellona ma anche la Sicilia (con il vincitore della sezione documentari: Viaggio a sud di Alessandro Seidita e Joshua Valen Viaggio a sud) e la Polonia (il nuovo film di Jerzy Stuhr, che ha vinto il premio come migliore attore protagonista) mentre al caso Terni (città in metamorfosi, ma verso cosa?) è stato dedicato un incontro in biblioteca.

Da segnalare, tra l’altro, il vivo interesse manifestato da alcuni produttori presenti al Festival, nei confronti del complesso cinematografico di Papigno (inaugurato da Roberto Benigni con La vita è bella venti anni fa), ormai da anni in stato di totale abbandono, e che potrebbe tornare ad ospitare importanti produzioni cinematografiche.

Ovviamente si è tornati a parlare di Isis, islam e terrorismo, con molti film in concorso prodotti in Russia, Iran e Iraq (a partire da Chocolate Wind, che racconta i foreign fighters e che ha ricevuto la menzione Signis) e l’incontro con un uno dei massimi esperti in materia come Franco Cardini, che ha incantato la platea di Palazzo Gazzoli e ricevuto l’Angelo alla carriera dalle mani di Federico Fioravanti, ideatore del Festival del Medioevo di Gubbio.

Tra i film più suggestivi dedicati alla metamorfosi, anche un corto realizzato con l’arte del collage dedicato alle origini di King Kong, mentre delle metamorfosi generate dalla tecnologia parla La macchina umana di Adelmo Togliani. Sulla metamorfosi dell’informazione e della comunicazione è stata incentrata invece una delle serate più apprezzate: quella dedicata alla post-verità che ha visto confrontarsi il re delle bufale Ermes Maiolica e la giornalista di Repubblica Cristina Nadotti mentre a quelle dell’economia è stata dedicata la serata sulle StartUp innovative (con Alessandro D’Alatri, regista del film The Startup sulla vita di Matteo Achilli, la partecipazione dello stesso Achilli e le premiazioni della “Start Cup” promossa dall’Università di Perugia) fino alla metamorfosi della famiglia con il film La mia famiglia a soqquadro, girato a Terni due anni fa, presentato per le scuole e che ha visto la premiazione di Bianca Nappi come migliore attrice protagonista.

La metamorfosi del corpo umano è stata affrontata sotto molte sfaccettature: le mutazioni genetiche dovute alle radiazioni nucleari del disastro di Chernobyl (nel corto presentato da Sarah Maestri), l’anoressia (con quello del regista ternano Giordano Torreggiani), gli effetti dell’eroina, la questione gender (affrontata con un corto italiano, uno israeliano e l’incontro con la regista umbra Liv Ferracchiati), le problematiche connesse alla pubertà e la metempsicosi (Amore grande, vincitore dell’Angelo per la migliore sceneggiatura e per il migliore attore – uno straordinario Paolo Graziosi) mentre sulla più celebre metamorfosi fisica del mondo dello spettacolo è stata incentrata la serata dedicata a Michael Jackson.

Tra gli altri eventi più significativi, l’incontro sul “Vangelo secondo i Simpson” con Brunetto Salvarani e la serata sui corridoi umanitari (con il corto L’amore senza motivo di Paolo Mancinelli, menzione Signis per il documentario, e Portami via di Marta Cosentino, premio Confronti), l’incontro con il regista e produttore candidato all’Oscar Uberto Pasolini (che ha presentato Machan e Still Life) ma anche l’istituzione del premio “Gastone Moschin” per il cinema in Umbria, andato quest’anno a Luca Manfredi per In arte Nino (film vincitore anche del premio per il migliore attore non protagonista, andato a Stefano Fresi) nel corso di una serata che ha visto anche la prima visione assoluta dell’ultima interpretazione del grande attore narnese di adozione – Il giorno di Natale – regalata a un corto scritto dallo stesso direttore del festival Arnaldo Casali e diretto dal regista ternano Giacomo Moschetti.

 

Il focus, dedicato quest’anno all’India, è stato forse in assoluto il più ampio e partecipato in 13 anni di storia del festival: il paese – che ha celebrato quest’anno i 70 anni dall’indipendenza – è stato presente al festival con 7 film, 2 concerti, una mostra realizzata in collaborazione con l’ambasciata dell’Unione Europea, un reportage realizzato dallo stesso festival a New Delhi, un corto su una montagna sacra realizzato in Polonia appositamente per Popoli e Religioni, una cena con piatti tipici, un pranzo di gala offerto dalla Chef Academy e preparato da cuochi indiani, le esibizioni di danza classica indiana, sikh e Bollywood, gli interventi di una monaca induista e della direttrice del festival del cinema indiano a Firenze, la premiazione dell’attrice indiana Nav Ghotra per il film Babylon sisters e la massiccia partecipazione della comunità indiana di Terni, tanto numerosa da non riuscire ad entrare nel cinema.

Tra i momenti più significativi delle serate, il ritorno a Terni di Gaia De Laurentis a 15 anni da Sei forte maestro (per presentare il corto Stella amore di Cristina Puccinelli), l’intervento di Isabella De Bernardi, la celebre fidanzata hippie di Carlo Verdone in Un sacco bello, oggi art director e autrice di un corto sull’immigrazione, le dichiarazioni sullo scandalo Weinstein dell’attrice Valentina Ghetti (che presentando il film Classe Z  ha proposto a tutte le colleghe uno “sciopero del sesso” ) e il focus francescano dedicato a Massimiliano Kolbe (francescano polacco morto ad Auschwitz) realizzato in collaborazione con il festival di Niepokalanòw, nato nella cittadella fondata dallo stesso Kolbe.

Le 85 opere presentate hanno visto rappresentati tutti e cinque i continenti, mantenendo però il focus sul cinema europeo e facendo ancora di più del festival di Terni un punto di riferimento per il cinema italiano e per i cineasti umbri.

L’Italia ha fatto la parte del leone con 35 film seguita da Gran Bretagna (7), India (7), Stati Uniti (5), Polonia, Iran, Iraq e Israele (3), Russia, Serbia e Sudafrica (2) e infine Marocco, Kazakhstan, Germania, Sri Lanka, Finlandia, Australia, Canada, Malawi, Ucraina, Birmania, Francia, Croazia e Spagna con un film a testa. L’Umbria, da parte sua, è stata presente con ben 5 film.

Giunto alla tredicesima edizione  il Terni Film Festival può dire di aver assunto una dimensione davvero internazionale senza aver perso, però, la sua identità italiana e umbra. L’auspicio è che il territorio che lo ospita (e per il quale rappresenta un’importante ricaduta economica) non lo abbandoni a sé stesso lasciandolo scomparire ma trovi la volontà di sostenerne lo sviluppo.