Marzia Ubaldi, quindici anni di arte e amicizia

di Arnaldo Casali

Enzo Decaro e Marzia Ubaldi alla terza edizione del Terni Film Festival nel 2008

Con Marzia Ubaldi il cinema italiano perde una delle sue voci più belle e importanti, l’Istess, il Terni Film Festival, le città di Narni e di Terni e anche il sottoscritto – un’amica carissima di incredibile generosità.

Ho conosciuto Marzia a metà degli anni 2000 ed è stata la prima persona del mondo dello spettacolo con cui posso dire di aver stretto un rapporto di amicizia. Erano i tempi della Scuola Mumos, che aveva fondato a Terni con il (due volte) marito Gastone Moschin e la loro figlia Emanuela.

Una scuola che non ha mai ricevuto alcun tipo di aiuto da parte delle istituzioni, e che pure – solo grazie alla passione e alla tenacia di Marzia, Emanuela e Gastone è riuscita a ridisegnare radicalmente il volto della città, diventando una delle più importanti scuole di recitazione italiane.

Marzia Ubaldi con Arnaldo Casali, Giorgio Borghetti, Riccardo Leonelli ed E.T. all’edizione 2021 del Terni Film Festival

Alla Mumos sono arrivati allievi da tutta Italia e sono usciti tanti artisti che oggi lavorano nel mondo del teatro, del cinema, del doppiaggio, della televisione, dello spettacolo. Inutile fare i nomi – perché si dimenticherebbe per forza di cose qualcuno – ma basti dire che con appena tre-quattro eccezioni, tutti i professionisti di questo settore cresciuti a Terni sono usciti da quella scuola.

Io, come giornalista, ne parlavo spesso – della Mumos. Quando era ancora attiva e in piena attività avevo fatto molti articoli e intervistato Gastone, Marzia, e quelli che allora erano allievi e oggi sono diventati attori affermati.

Non bastò a svegliare le istituzioni. La scuola non aveva né contributi né una sede decente. E anche da quella indecente, alla fine, erano stati sfrattati.

Dopo la chiusura, però, quella che era diventata a tutti gli effetti una vera famiglia artistica aveva continuato ad animare la cultura della città con spettacoli di ogni genere.

Marzia era una donna gigantesca: in ogni senso, perché aveva anche un fisico imponente, oltre che una voce meravigliosa e inconfondibile. Non a caso, oltre ad affermarsi a teatro, al cinema e in televisione, è diventata anche una delle più importanti doppiatrici italiane, regalando la sua voce a Judi Dench, Anne Brancoft, Maggie Smith, Geena Rowalds. Ha avuto anche una breve carriera come cantante, anche se ha smentito lei stessa la notizia – riportata anche su Wikipedia – secondo la quale Fabrizio De André avrebbe scritto per lei la Ballata dell’amore cieco: “Non è vero – mi disse una volta – anche se aveva apprezzato la mia versione”.

Nel 2008 osai chiederle di registrare un mio racconto. Lo avevo scritto una decina di anni prima ed era ancora inedito. Era ambientato la notte di Natale del 1977 e vedeva il vecchio Charlie Chaplin ripercorrere tutta la sua vita prima di spegnersi a 88 anni. Proprio, peraltro, l’età alla quale sarebbe morto – molti anni dopo – il marito e socio Gastone Moschin.

Non era un caso se avevo chiesto di registrarlo alla più bella voce del cinema italiano, che Chaplin non l’aveva mai incontrato ma lo aveva sfiorato, in giovinezza. Era un testo molto lungo ma lei lo registrò tutto di seguito, senza interruzioni, con un’intensità da farmi commuovere mentre armeggiavo con il mixer. E anche con una punta di sarcasmo, con cui volle sottolineare l’attaccamento al denaro di Charlot e la sua passione per la ragazzine.

L’anno dopo – quando era andato in onda quel radioracconto – era uscito Canto di Natale di Robert Zemeckis, che la vedeva tra le interpreti.

Marzia, invece, al denaro non era attaccata di sicuro. Era animata solo da un grandissimo amore per il suo lavoro. Con una incredibile generosità aderiva a qualsiasi iniziativa in cui la coinvolgessimo.
Dalla prima edizione di StraValentino (in cui recitò un testo dedicato alle mistiche) a spettacoli che interpretava ogni volta senza chiedere nemmeno un rimborso spese, solo per passione e per amicizia.

La riunione degli ex allievi della Mumos in occasione dell’istituzione del Premio Gastone Moschin al Terni Film Festival 2017

Anzi, spesso era proprio lei a proporceli. Io la invitavo al festival, magari per ricevere un premio e lei: “No, no, se vengo voglio recitare! Inventiamoci qualcosa!”.

Nel Natale 2018, a dieci anni dalla registrazione per la radio, mise in scena quello stesso racconto di Chaplin, al cinema Politeama, con le musiche dal vivo eseguite da Emanuele Grigioni e sullo schermo le immagini che raccontavano la vita e l’opera di Charlot.

Nel 2008 fu tra i membri della prima giuria del Terni Film Festival, e presentò la scuola Mumos che era ormai vicina alla chiusura, mentre nel 2017 – in occasione dell’istituzione del Premio Gastone Moschin destinato ad artisti che hanno valorizzato con il proprio lavoro l’Umbria – sul palco del Politeama si era svolta una vera e propria reunion con tutti gli ex allievi.

Consegna il Premio Gastone Moschin a Luca Manfredi nel 2017

Con Stefano Fresi, Luca Manfredi e Jerzy Stuhr al Terni Film Festival 2017

Tra le altre tante presenze al festival, memorabile è stata quella nel 2014 per il film Philomena in cui aveva doppiato la protagonista, interpretata da Judi Dench. Anche se quella volta le avevamo dato una piccola delusione, perché la vera Philomena Lee avrebbe dovuto presenziare alla serata, e invece – per problemi di salute – ci aveva chiesto di raggiungerla noi a Londra per registrare un’intervista.

L’ultima volta ci siamo sentiti è stato lo scorso giugno, per il suo compleanno, ed era stata affettuosa come sempre, parlando di “mille sensazioni sempre nuove”.

La sua ultima presenza al festival risale al 2021, quando avevamo consegnato proprio a lei il Premio Gastone Moschin. Ed era forse una cosa un po’ stramba, non perché fosse intitolato a suo marito, ma perché se Gastone aveva meritato l’intitolazione di quel premio, era proprio grazie a lei. Lei era stata la fondatrice della Mumos, e a lei – almeno in parte – si doveva anche l’impegno che Gastone per il nostro territorio.

Ma era stata una serata aliena da qualsiasi forma di commemorazione: Marzia aveva recitato l’inferno di Dante con Augusto Zucchi ed era tornata una sorta di gioco-masterclass-lezione di doppiaggio.

Insomma non era stato certo un premio a chiusura di una carriera, quello che le avevamo consegnato, anche perché la carriera di Marzia, al momento della morte, era ancora all’apice: basti pensare che negli ultimi tre anni ha girato quattro serie televisive, un film per il cinema come attrice e due come doppiatrice.

Non a caso al suo funerale, celebrato da don Roberto Bizzarri nel santuario della Madonna del Ponte a Narni, oltre ai suoi allievi, a tanti amici e al sindaco Lucarelli, c’era anche gli attori di Call My Agent, la serie di grande successo che la vedeva tra i protagonisti, come Sara Lazzaro.

Il regista Luca Rubioli le ha dedicato un discorso commosso tanto quanto quello dei parenti e degli allievi. Con un finale tanto amaro quanto vero.

“Di attrici come lei non ce ne sono più”.

Con il Premio Gastone Moschin alla sua ultima partecipazione al festival nel 2021