“Spose”, il teatro ricorda il primo matrimonio tra due donne

di Arnaldo Casali

È l’8 giugno del 1901 quando nella chiesa di San Jorge a La Coruña, in Spagna, viene celebrato il primo matrimonio omosessuale della storia: quello tra Elisa Sanchez Loriga e Marcela Gracia Ibease.

Sepolta dal tempo, la storia di Elisa e Marcela riemerge in Spagna pochi anni fa grazie agli studi dello storico Narciso de Gabriel, diventa un libro e poi un film prodotto da Netflix, e oggi arriva in Italia grazie a Spose, spettacolo teatrale scritto da Fabio Bussotti, diretto da Matteo Tarasco e interpretato da Marianella Bargilli e Silvia Siravo, che ha debuttato al teatro Off/Off di Roma il 26 aprile e si prepara a girare l’Italia, con tappe a Milano e in Sicilia per fare ritorno a Roma a novembre.

Attore e scrittore umbro classe 1963, Fabio Bussotti ha vinto il Nastro d’Argento per la sua interpretazione di frate Leone in Francesco di Liliana Cavani ed è autore di una serie di romanzi sul commissario dell’Esquilino Bertone, che intrecciano il giallo alla storia dell’arte e della letteratura. Da anni vive tra l’Italia e la Spagna, dove si è svolta l’incredibile storia delle due maestre elementari che riuscirono a sposarsi con l’inganno.

Elisa si travestì da uomo cambiando il suo nome in Mario – racconta Bussotti – Quando si scoprì la truffa furono arrestate e processate. Il loro matrimonio, però, non è mai stato formalmente annullato”.

Le due donne galiziane si conoscono durante gli anni del collegio e si innamorano: “I genitori di Marcela avevano cercato di separarle, mandando la figlia a studiare a Madrid, ma dopo il diploma si erano ritrovate a lavorare in due paesi vicini, e andarono a vivere insieme”. Nel 1901 Marcela rimane incinta di uno sconosciuto e le due organizzarono un “matrimonio riparatore” alquanto originale: “Elisa si travestì da uomo e raccontò al parroco di San Jorge di essere uno spagnolo cresciuto a Londra: così fu celebrato prima il battesimo e poi il matrimonio”. In poco tempo, però, i pettegolezzi diventano aperte accuse, scoppia uno scandalo e l’inganno viene scoperto. Braccata dalla polizia, la coppia si rifugia in Portogallo, dove viene arrestata.

Il caso fece molto scalpore, generando anche satira. Le due ‘maestre zitelle, più brutte che belle’ divennero le protagoniste di filastrocche, storielle, modi di dire, vignette satiriche. Quando finirono in prigione, però, ci fu una sollevazione popolare. In fondo erano perseguitate dalla giustizia per amore”.

A Oporto si arriva ad organizzare sottoscrizioni pubbliche e raccolte fondi per aiutare le due donne e loro stesse vendono la foto del matrimonio ai giornali per racimolare qualche soldo. Intanto il 6 gennaio 1902 nasce Pepe, le due donne vengono rilasciate e l’insolita famiglia riesce a rifugiarsi in Argentina, dove si stabilisce definitivamente e dove se ne perdono le tracce.

Una storia ancora attuale? “Adesso va di moda la parola ‘fluido’ mentre ai tempi di Elisa e Marcela anche il termine ‘lesbiche’ faceva paura” commenta Bussotti.

Oggi – prosegue l’autore – la situazione in Europa è ben diversa ma nella gran parte del mondo le condizioni degli omosessuali non sono lontane da quelle della Spagna di un secolo fa”. Questa storia arriva in Italia in un momento in cui anche la Chiesa sta facendo un percorso di riflessione sulle unioni omosessuali: “La mia impressione è si stia passando dal giudizio alla misericordia e all’amore. Ci saranno molte resistenze, ma l’apertura darà più fiducia nei confronti della Chiesa”.

(da Avvenire di domenica 14 maggio 2023)