“A Greccio è nata la parola e la dignità del bimbo”

di Marco Bartoli

Tutti conosciamo l’episodio di Greccio. Sappiamo che Francesco vuole vedere con gli occhi del corpo le sofferenze vissute da un neonato che nasce lungo la strada.

Il primo presepe vivente non è in realtà una rappresentazione teatrale, ma una messa, che viene celebrata in una grotta alla presenza di bestie.

Celebrare la liturgia al di fuori dei luoghi di culto era una cosa proibita; l’iniziativa di Francesco, quindi, scandalizza e richiede un permesso speciale. Ma Francesco vuole dare grande solennità all’evento, indossa i paramenti diaconali e commenta il Vangelo.

Tommaso da Celano racconta che Francesco parlava del “bambino di Betlemme” pronunciando quelle parole come se fossero un belato. Attenzione, però: Tommaso scrive in latino, e in latino “bambino” si dice è “puer”, che non suona affatto come un belato. Francesco, però, parlava in volgare, quindi usava l’espressione “bambino” o “bimbo”, e questa rappresenta una delle primissime attestazioni della parola “bambino”.

Il significato di questa scelta non è da trascurare: “puer” infatti sta per “poco”, povero”. L’infante, agli occhi degli uomini medievali, è qualcosa di poco. Ma proprio nel medioevo cominciano ad apparire nelle lingue moderne nuove parole per dire bambino: pensate alla differenza, in inglese, tra “child” e “baby” o “bebè” in francese. Si capisce che c’è un cambiamento di attenzione verso l’infanzia e si comincia a parlare dei bambini con le parole che i bambini stessi usavano.

La parola “bimbo” nasce esattamente nello stesso modo con cui si sono formate le parole come “mamma”, “papà”, “cacca”, “pappa”, “nonno”. Sono le parole dell’affezione verso il bambino. Quindi è significativo che Francesco abbia usato le parole della vita quotidiana dicendo che Gesù era un bimbo come tutti i bimbi di cui le mamme si prendevano cura al quel tempo, ma quel bimbo era un Dio che non aveva avuto vergogna di nascere in mezzo alle bestie.

Questa è la grandezza di Francesco: è una grande svolta anche dal punto di vista culturale e antropologico, perché è l’idea che in ogni bambino si può vedere Dio.

Francesco ci dice che nel bambino – che era considerato una cosa poco perché incapace di ragione – c’è in realtà la pienezza dell’essere umano e quindi va rispettato. Dunque questo semplice fatto che Francesco ha realizzato a Greccio ha in realtà un’importanza molto più grande di quanto non siamo abituati ad attribuirgli.

(testo raccolto nel corso dell’incontro “Chiara e Francesco” svoltosi al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma nel maggio 2021 nell’ambito del Terni Film Festival e non rivisto dall’autore) 

L’INCONTRO SULLA NASCITA DEL PRESEPIO AL CENACOLO SAN MARCO