Scuola Diocesiana

Riflessione Comune

di Enrico Della Bina

La pandemia in essere (Covid-19), certamente cambierà la nostra organizzazione sociale, anzi tale cambiamento già è in atto.

Usi e abitudini prima a noi non usuali,quali: guanti, mascherine, distanziamento sociale,stanno entrando nel quotidiano, divenendo sempre più parte di noi stessi.

Tali abitudini ci faranno essere ogni giorno sempre più lontani, gli uni gli altri, con amici, parenti, vedendo in loro potenziali portatori del male.

Tutto questo non sarà certo bello, ne socializzante.

Una profonda differenza esiste tra un mutamento ed un nuovo inizio.

Mutamento nel carattere, nelle abitudini, ossia modificarsi, questo, è una svolta di una linea di condotta: cioè un mutamento.

La motivazione ad agire, a cambiare,è strettamente connessa all’istinto(di conservazione?)¸poiché spesso supera e domina la nostra facoltà cognitiva.

Ciò avviene, il più delle volte, a seguito di emozioni forti (come la pandemia), oppure immediate, come la paura.

Nel nostro caso saranno certamente mutamenti di uno stato di cose, come i cambiamenti sociali o culturali di una nazione.

Altra cosa è: nuovo inizio, dal latino “INIRE”, “IN-IRE” cioè principio, nuova occasione.

Sarei propenso per questa seconda ipotesi: avere un nuovo inizio, resettare dove possibile ataviche abitudini, usi e costumi e soprattutto il modo di pensare ed agire.

Rinunciare ad uno stile di vita, incentrato all’apparire,e al materialismo, condito il tutto con un ritmo frenetico, per dare invece spazio ad una esistenza che abbia per base stadi di serenità e profondi momenti diriflessione, al fine di poter lavorare e pensare meglio per noi e per il prossimo, con le mutate condizioni economiche, che inevitabilmente influenzeranno tutti noi, in special modo la gran parte della popolazione, che già ora stenta ad organizzarsi nel quotidiano.

E’ da dubitare circa una nuova organizzazione politica e di un suo cambiamento.

Troppi sono gli interessi che gravitano in quel mondo, non sempre riconducibili al popolo. Molti sono “gli usi e costumi” di chi è deputato a rappresentarci, per cui è da reputare estremamente difficile un cambiamento della politica, per meglio dire, dei politicanti.

Modificare i loro comportamenti vorrebbe dire rinunciare all’apparire, ai privilegi della casta, ad essere sempre presenti, ai continui litigi televisivi, ai logorroici discorsi pieni del nulla, insomma ad essere primi attori di una commedia senza fine ed anche mal recitata.

Dire come, e se il quotidiano cambierà, dopo questa tragedia mondiale, è ancora prematuro solo pensarlo.

Mentre per un giovane, cambiare, è naturale, è proprio della sua crescita e maturazione, è, e sarà un esercizio a cui facilmente adattarsi, per chi invece, è avanti con l’età, sarà compito tutt’altro che facile.

Penso agli amanti dell’arte, a cui piaceva “ andar per musei”, sarà difficile per loro abituarsi ad ammirare capolavori solo virtualmente tramite uno schermo di un computer, perderà l’atmosfera che si respira girando per i saloni dei musei.

Oppure agli amanti dello sport, a cui piace assistere dal vivo a manifestazioni sportive. Essere in uno stadio, o star comodamente seduti in salotto davanti ad un televisore, non sarà la stessa cosa, non si vivranno di certo le stesse emozioni.

Di contro,si potrà riscoprire, (sempre chi è in là con gli anni), abitudini ai più oggi sopite, quali la lettura o la scrittura, cui la vita frenetica, per troppi decenni, ha relegato in secondo piano, o ha fatto trascurare.

Gli anziani dovranno, gioco forza, sforzarsi di guardare avanti, e non più come era naturale fare, voltarsi indietro e ricordare.Dovranno necessariamente rimuovere le forti immagini più volte propinateci dai media,della lunga fila di camion militari, che nottetempo si avviavano ai cimiteri, con sopra bare di uomini e donne, giovani o anziani, ai quali non è stato concesso di ricevere una carezza dai propri famigliari,né un’adeguata sepoltura.

Tutti saremo costretti a revisionarci. Noi abitanti del sud- Europa dovremo mutare usi e costumi proprie delle nostre latitudini; dimenticare i calorosi abbracci o baci che immancabilmente esternavamo ad ogni piè sospinto, alle” pacche “sulle spalle cui siamo stati da sempre abituati ad elargire incontrando per via, amici o parenti. Dovremo esser tutti più composti ed algidi, proprio come i nostri amici del nord-Europa, freddi e distaccati,che invece lo sono sempre stati per natura e stile di vita.

Tutto questo e utopia?

Sta agli uomini, e soprattutto alle nuove generazioni, riappropriarsi dei giusti spazi, altrimenti la natura, si ribellerà nuovamente.