Popoli e religioni

“China Doll” diretto da Alessandro D’Alatri al Teatro Eliseo

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Dal 5 al 24 aprile 2016 al Teatro Eliseo di Roma è in scena China Doll di David Mamet con Eros Pagni, decima regia teatrale di Alessandro D’Alatri, Angelo alla carriera 2008 del festival Popoli e Religioni e vincitore del premio per il miglior film dell’anno nel 2010 con Sul mare. Tra i migliori amici del festival di Terni, D’Alatri è tornato anche nel 2012 per presentare il libro sul festival Tra cielo e terra. Cinema, artisti e religione, nel 2014 con il documentario Dio in TV e nel 2015 per la serata dedicata ai 20 anni degli spot Lavazza ambientati in Paradiso.

Di seguito le interviste ad Alessandro D’Alatri e Luca Barbareschi (direttore del Teatro Eliseo) realizzate da Arnaldo Casali, direttore artistico del festival Popoli e Religioni  la sera della prima di China Doll e l’articolo pubblicato dal Corriere Nazionale.

Io, Mamet e tu: Mickey Ross è un uomo anziano, ricco, potente e arrogante. Il suo unico problema è capire dove diavolo sia finita la sua giovane amante, salita su aeroplano che lui stesso ha acquistato da una grossa compagnia e che ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza. Poi viene fuori un altro problema, legato alle tasse sull’immatricolazione dell’aereo, che si complica a causa delle ritorsioni di un politico che Ross ha smesso di sostenere, e Mickey tra una telefonata e l’altra e gli ordini impartiti al suo devoto assistente Carson, senza nemmeno rendersene conto si ritrova messo all’angolo, nei guai fino al collo.

Ross cerca di capire, telefona, organizza, minaccia, tira fuori documenti compromettenti, ri-telefona, si adegua, tenta la strada diplomatica, poi prega, supplica mentre il cappio gli si stringe attorno al collo ed è sempre più difficile – tra una telefonata, un ordine impartito, un cambio di programma – riuscire a uscirne fuori. Nel frattempo dispensa al suo assistente perle di saggezza su politica, finanza ed economia: “Sai cos’è la politica? Scalpitare nella merda sperperando i soldi degli altri”, “c’è molta gente stupida là fuori. E molta di essa va a votare”; “quello che serve per vincere le elezioni sono un mucchio di soldi e una frase ad effetto”. “Tutti vogliono andare in paradiso, ma nessuno vuole morire”

Tutto esaurito e volti noti – da Rosanna Cancellieri a Maria Rosaria Omaggio, da Carmen Giardina fino a Sandro Ruotolo – mercoledì al Teatro Eliseo di Roma per la prima di China Doll di David Mamet con un mostro sacro del teatro italiano come Eros Pagni (che recita quasi tutto il tempo parlando al telefono) affiancato dal giovane Roberto Caccioppoli e dalle scenografie di Matteo Soltanto (senza dubbio il più geniale e visionario talento della sua generazione).

La regia è di Alessandro D’Alatri, che firma il suo decimo spettacolo teatrale in dieci anni, mentre la traduzione è di Luca Barbareschi, direttore del Teatro Eliseo.

“Per me Mamet rappresenta quello che Brecht era per Strehler” spiega l’attore e produttore. Lo spettacolo è infatti il primo capitolo di una trilogia dedicata a Mamet che proseguirà fino al 30 ottobre con Americani – Glengarry Glen Ross interpretato da Sergio Rubini, Gianmarco Tognazzi e Roberto Ciufoli (diretto dallo stesso Barbareschi) e American Buffalo diretto e interpretato da Marco D’Amore.

“Ma andremo ancora avanti: nei prossimi tre anni ho intenzione di mettere in scena 6 o forse 8 testi dedicati a politica, razze e integrazione”.

China Doll è il secondo spettacolo diretto da D’Alatri in cartellone questa stagione all’Eliseo ed è una coproduzione tra il teatro guidato da Barbareschi e il Teatro Stabile d’Abruzzo diretto dallo stesso Alessandro D’Alatri.

“Stiamo preparando insieme anche un film” annuncia Barbareschi. “Con lui mi trovo benissimo a lavorare – aggiunge D’Alatri – perché è una persona straordinaria e non è competitiva: ama confortarsi e gli piace circondarsi di persone serie e professionali”.

China Doll è l’ultima opera scritta dal drammaturgo, sceneggiatore e regista americano vincitore del premio Pulitzer e due volte candidato all’Oscar: “Possiamo dire che questo è un testo fresco di giornata – commenta D’Alatri – visto che ha debuttato a Broadway a novembre con Al Pacino e noi siamo i primi ad averlo portato fuori dagli Stati Uniti”. “È un testo importante – continua il regista di Senza pelle e Casomai – perché racconta l’attualità, aprendo una serie di quesiti che attraversano il mondo della finanza, dell’economia, della politica e della giustizia; ti riporta la stessa sensazione che hai quando leggi le intercettazioni sui giornali. Potremmo dire che assistiamo a una intercettazione che dura un’intera giornata ritrovandoci dentro i meccanismi del linguaggio del potere”. E proprio lavorare sul linguaggio, sottolinea il regista, è stato uno degli aspetti più interessanti: “L’espressione ‘China Doll’, ad esempio, non ha niente a che fare con le bambole cinesi e si usa quando ci si ritrova in una situazione non più gestibile. Per questo l’abbiamo tradotta con ‘sotto scacco’”. Una scacchiera sulla quale D’Alatri ha ritrovato Eros Pagni a 25 anni di distanza da Americano Rosso: “Avevo incontrato Eros il giorno del mio primo ciak al cinema; ora è stato straordinario fare con lui questa lunga e faticosa esperienza sul palcoscenico”. Un’esperienza destinata a continuare al Teatro Eliseo di Roma fino al 24 aprile.

(dal Corriere Nazionale)

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