Daniele Mencarelli: L’arte dell’incontro

L’amore non si trasforma mai in odio. Se si trasforma in odio non era amore: era desiderio, era quella passione che viene celebrata a San Valentino.

La verità è che la cena a lume di candela non c’entra niente proprio niente con l’amore. L’amore vero è quello che racconta #DanieleMencarelli: l’arte dell’incontro.

Non è un caso se è stato il primo scrittore a vincere il Premio San Valentino per la Letteratura con “Sempre tornare”, romanzo autobiografico pieno di storie d’amore che nascono da incontri: con una ragazza, con una signora anziana, con un uomo. L’amore è la Provvidenza a cui si affida il protagonista.

“In realtà io ho intuito subito il senso di questo premio – ha raccontato Mencarelli ricevendo il premio al Cenacolo San Marco di Terni – Tutto quello che ho scritto e vissuto è un canto d’amore e raramente nella mia poetica è l’amore erotico. L’amore è ciò che pone due sconosciuti in un destino comune. L’amore vissuto come sentimento è riduttivo: l’amore è una grande forza, che porta a vivere il grande interrogativo sul destino, quindi anche sulla morte e su Dio. Oggi abbiamo un’idea terrestre dell’amore, mentre la misura dell’amore ha a che fare con l’eterno”.

A differenza di illustri colleghi come #RobertoSaviano e #zerocalcare, poi, Daniele Mencarelli rifiuta la cultura del vittimismo.

“La società moderna si basa sulla psicanalisi che ha come fondamento il cercare cause ed effetti al di fuori di sé stessi e i social, con l’algoritmo che esaspera il conflitto, ci hanno portato a una bulimia da giudizio.

Il vittimismo si basa sulla convinzione di portare un gesto di purezza in un mondo che è brutto, sporco e cattivo, mentre la grande rivoluzione cristiana è l’inversione di giudizio, perché pone l’individuo a caccia del suo nemico interiore, e io questa cosa l’ho sempre vissuta in maniera molto spiccata. Cattivo sono io, non gli altri. Sono io che ho portato gli altri sulla cattiva strada non gli altri che ci hanno portato me. E francamente, io del giudizio degli altri me ne fotto: mi interessano le critiche costruttive, non il giudizio sulla mia persona. Perché l’unico giudizio che mi interessa è quello di Dio”.