CODA

di Arnaldo Casali
La visione di Coda, attualmente in programmazione al Cinema Politeama di Terni, è in grado di riempirci di così tanta bellezza, poesia e commozione, da farci capire quanto siamo stati stupidi, per una settimana, a concentrarci sul dito (anzi sulla cinquina) di Will Smith perdendo di vista la Luna, e cioè il film che ha vinto – meritatamente – l’Oscar per il Miglior Film.

In italiano- aaagghhh – si chiama I segni del cuore (sembra una citazione di Boris ma – ahimé – non lo è). Il titolo originale, invece, è una sigla che sta per Children Of Deaf Adults, ovvero figli dei sordi, come la protagonista del film e come suor Veronica Donatello, che ha partecipato al Terni Film Festival nel 2020 e che trovate nell’intervista qui sotto.

Anche di questo premio hanno detto tutto il peggio: che gliel’hanno dato solo perché questa è stata l’edizione del Politicamente Corretto e quindi via a premiare donne (regista), disabili (l’attore) e via dicendo, che è assurdo dare l’Oscar al remake di un film francese e così via. Insomma, ancora una volta il dito che oscura la Luna.

Peggio del politicamente corretto ci sono solo i processi alle intenzioni. La verità è che CODA è un capolavoro, sotto tutti i punti di vista. Storia magnifica, scritta e girata benissimo, attori meravigliosi, colonna sonora pazzesca. Io, personalmente, ho riso tanto e ho pianto per gli ultimi dieci minuti.
Va detto anche, peraltro, che se La famiglia Bélier era interpretato tutto da attori udenti ed era stato massacrato dalla comunità sorda che lo aveva accusato di essere una raccolta di stereotipi, CODA è interpretato da veri sordi (tra cui Marlee Matlin, Oscar per “Figli di un dio minore”) ed è stato – come potete leggere – molto apprezzato da chi conosce davvero certe situazioni.